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Ultimo Aggiornamento: 16/02/2009 14:00
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Cesare Pascarella

Presentazione 

Cesare Pascarella


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Nato a Roma nel 1858, seguì i corsi dell'Istituto di belle arti,
fece poi parte del gruppo di pittori detto 'i 25 della campagna
romana', specializzandosi in figure di animali. Nel 1881 cominciò
a collaborare alla Cronaca bizantina, al Capitan Fra cassa, e
al Fanfulla della domenica. Acquistando una certa notorietà
cominciò a frequentare i salotti mon- dani e intellettuali
come D'Annunzio e Scarfoglio. Fece lunghissimi viaggi in Italia
e all'estero: India, Egitto, Giappone, Stati Uniti, Argentina,
Uruguay, Cina. Nel 1930 fu nominato accademico d'Italia.
Morì a Roma nel 1940.
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Registrò le sue impressioni di viaggio in 16 Taccuini
(pubbl.1961), mentre dei viaggi più casalinghi a piedi
o a dorso di mulo per i paesi del Lazio e dell'Abruzzo
parlò in capitoli sparsi. Nel 1955 fu raccolto in unico
volume buona parte di ciò che ha lasciato: I sonetti,
Storia nostra, Le prose . Dopo Belli, che diede un
influsso determinante su di lui, è il maggiore dei poeti
romaneschi, anche se rispetto a Belli risulta infinitamente
inferiore. Già i primi gruppi di sonetti, costituito da Il
morto di campagna (Er morto de campagna, 1884), La sere
nata (1882), Il fattaccio (Er fattaccio, 1884), sollevano
il bozzetto popolaresco a dignità artistica, con qualche
concessione al macabro e al truce. E' soprattutto con i
25 sonetti di Villa Glo ria (1886) che Pascarella mostra
di possedere una autentica forza narrativa, capace di
reinventare i fatti, in questo caso l'impre sa di
Villa Glori e dei fratelli Cairoli, secondo la mentalità,
tra favolosa e smargiassa del popolano trasteverino.
Storia «il lustre» raccontata dal trasteverino sono
anche i 50 sonetti de La scoperta dell'America
(La scoperta de l'America, 1893). Qui l'im presa
di Colombo sfuma nella leggenda. Il fascino dell'ignoto
e dell'esotico, della terra «selvaggia» abitata da strani
esseri, apre spazi di puro divertimento, nel contrasto
tra materia 'dot ta' e immaginazione popolare.
Con una bravura tecnica, nel serra re i dialoghi e
nello scorciare paesaggi, ancora superiore a "Villa Gloria".


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Sono qualità che si perdono quasi del tutto nell'ultima
fatica di Pascarella, i 267 di Storia nostra che, lavorata
e manipolata per anni, uscì postuma e incompiuta nel 1941.
 

fonte

http://www.girodivite.it/antenati/xx1sec/_pascare .htm



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[Modificato da Modry 16/02/2009 14:00]
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