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Foglie d'erba 1855 di Walt Whitman

Attraverso di me voci lungamente mute,
Voci di interminabili generazioni di schiavi,
Voci di prostitute e di gente deforme,
Voci di infetti e di disperati, e di ladri e di nani."
Walt Whitman, Foglie d'erba 1855

Uomo ottocentesco, ma padre del modernismo
del Novecento, autodidatta e fondatore della
nuova poesia americana, amante dell'Opera
italiana e fautore di un'arte al di sopra
della tradizione, artista che fa della natura il
suo punto di riferimento, dell'uomo comune il suo
oggetto d'ammirazione e il suo interlocutore,
delle movenze prosastiche del verso la sede della
sensualità espressiva, del concetto il luogo
generale a cui si riconduce la multiforme materia,
Walt Whitman (1819-1892) si ritrova tutto in una
sola opera Leaves of Grass (Foglie d'erba),
incessantemente riveduta, fino all'edizione
definitiva del 1891-92, che ne costituisce il
documento testamentario. Questa, pubblicata ora
da Marsilio, è invece la prima edizione del 1855,
allora definita da Emerson "miracolo".
L'opera è di per sé magistrale, anticipata da
una sorta di prefazione in prosa che Whitman non
volle più porre nell'edizione del 1891-92.
La celebrazione dell'uomo e del poeta, il primato
dell'uomo comune americano sul suo
rappresentante politico, l'ottimismo riposto nelle
possibilità individuali e collettive, il senso di
fratellanza coi deboli, il dispregio delle ricchezze,
l'ammonimento agli Stati affinché non tradiscano le
aspettative della "nuova nazione" e "razza di razze",
possono lasciare oggi stupiti rispetto a certi esiti
delle vicende politiche americane, se è vero che a
Foglie d'erba ci si riferisce come alla Bibbia
Americana.
Dell'ambizione di Mario Corona di rendere "i diversi
registri del discorso, dal sublime al didascalico al
colloquiale", come si legge nella Nota del traduttore,
resta solo l'intento. L'anafora, di fondamentale valore
in uno scritto poetico, la si trascura ("much", ripetuto
nel verso 22, è reso indifferentemente con "tanti" e
"un gran che"); l'elencazione dal ritmo serratissimo,
con giustapposizione variata di bisillabi e monosillabi
nettamente accentuati ad effetto –e di cui si trova un
esito struggente nelle più accese pagine dei Cantos di
Pound (seguirà poi una linea evolutiva che passerà da
William Carlos Williams ad Allen Ginsberg)– si riduce
a una semplice traduzione impoetica e quasi
anestetizzata, come se la "carica erotica", di cui fa
cenno Corona, risiedesse tutta nel significato
lessicale. Così, le parole astratte, chiarificatrici
di molti passi del poema, vengono mortificate in
elementi prosodici (suono e ritmo) che non danno esito
a unità di appercezione estetica. Termini come "crotch",
che indica sia la biforcazione dei rami che l'inforcatura
del corpo umano, così carico di sensualità nel doppio
riferimento al corpo umano e vegetale, diventa un "tronco
biforcato", senza tener conto che nell'elencazione dello
stesso verso si trova "loveroot", reso però con "radice
d'amore".
Un'edizione con testo a fronte e apparato critico che
non può che essere suggestiva a prescindere dall'esito
poetico della traduzione, che non fosse stata così
ambiziosa nell'intento avrebbe incontrato un maggior
favore, giacché rappresenta uno dei più importanti
eventi editoriali degli ultimi anni.

(L'articolo è stato pubblicato il 23 aprile 1997 su
Avvenimenti con il titolo "Foglie d'erba 1855 di
Walt Whitman")