Pertanto è un irrazionalismo integralista di tipo parossistico, un messianismo aggressivo e conquistatore quello che ha accesso alla Casa Bianca ed al Congresso, e che i parlamentari apprendono nei seminari Lubvitcher. Del resto, la setta è da anni elettrizzata dalla certezza nell'imminenza del "Regno". "Il re messia
può venire immediatamente, in un batter di ciglia"."E poiché può arrivare inqualsiasi momento, egli verrà, senza dubbio, in qualsiasi momento", sragiona un testo della setta citato da David Banon (p.121): "E, stando così le cose, questo significa che il messia è realmente nel mondo ....ancor più, la sua presenza è attestata come presenza di un grande nella Torà (7), un re della casa di David che studia la Torà ed adempie i precetti come il suo antenato Davide, secondo l'espressione di Maimonide". Il testo suggerisce, senza dirlo apertamente, che il messia "già fra noi"non è altri che il rebbe, Menachem Mendel Schneerson: discendente da sette generazioni di tzaddik (e sette è un numero magico), i suoi adepti non hanno risparmiato sforzi araldici per far credere che sia discendente diretto da David. Lo slogan con cui i Lubavitcher accoglievano ogni apparizione di Schneerson il rebbe, "Il messia adesso" (moshiach now) ricalca curiosamente il grido di tante sette protestanti fondamentaliste americane, "Jesus now", a dimostrare - se ce ne fosse bisogno - la natura spuriamente "americana" del movimento giudaico che si crede il più "puro". Così, le campagne di stampa e pubblicità mondiali, con manifesti affissi nelle grandi città che "davano il benvenuto al messia" esibendo grandi foto di Schneerson. Così la divulgazione di strambi "segni di conferma" sull'identità del messia ("si trova tra noi, un essere di carne e di sangue, un'anima e un corpo"); poiché Schneerson abitava al numero 770 di Eastern Parkway, Brooklyn, la setta si precipitò a proclamare che 770 è il valore numerologico delle parole "bet mashiach", ovvero "casa del messia"...